- La città sotto la pioggia non era realmente brutta come mi dicevano tutti, specialmente osservata dal tetto del municipio. Mi guardai intorno, non vi erano tracce che mi spiegavano come ero arrivato fin lassù, ma un sola certezza mi pungolava e stimolava la mia ira: non potevo stare a guardare il paese cadere nelle zampe luride dei piccoli invertebrati. Eppure avevo come un grande vuoto mentale, mi erano chiare solo le sofferenze che avrei voluto infliggere con catarifrangente fermezza agli invasori, ed il resto era offuscato da un mal di testa incessante. Una goccia nell'occhio mi confermò che la pioggia era davvero bagnata, sebbene alcune persone che vedevo solo negli specchi affermavano il contrario. Mi affacciai guardando la strada sottostante, semideserta a causa del maltempo, e... - m
- ...tale fu lo sgomento ed il raccapriccio per ciò che vidi, che subito scordai il rammarico per la goccia nell'occhio; mi sopraggiunse, per altro, un leggero senso di dejavù.
Nell'angolo buio e polveroso formato dalle pareti marce di due catapecchie abbandonate, un nutrito gruppo di nere bestiole - evidentemente distaccatosi dalla propria armata - cingeva d'assedio un'innocente fanciulla, che, in pianto, implorava soccorso.
Non potei tollerare oltre la visione di quell'esserino inerme che, divenuto oggetto delle barbare attenzioni delle ignobili creature, si dimenava ed invano cercava riparo stringendosi nell'angolo. Così voltai lo sguardo che, quasi a cercar sollievo da tanto orrore, andò a spogliar d'intimità le case vicine. E fu così che i miei occhi si posarono su di una finestra in particolare, al quarto piano del grosso e sontuoso edificio che delimitava l'oriente della piazza. Il vetro, pur imperlato di pioggia e condensa, a stento preservava il pudore delle giunoniche membra di una virgulta intenta nel vestirsi. Rapito dalla soave visione, perseverai ancora un poco nell' esser inopportuno spettatore di quel privato momento. Ma ecco che, come un tremendo castigo, l'orrore insensibile della guerra volle guastare quell'innocente intrusione, costringendo il virginale edonismo che la giovane mi aveva inconsapevolmente concesso, in oscena visione di morte. Trovato, chissà come, un passaggio attraverso le possenti pareti in pietra, gli orridi esoscheletri avevano raggiunto l'ignara donna e avvolgendone le cosce e i seni diafani, cominciarono a... - f-...insinuarsi in ogni orifizio fino a possederne le membra e la mente. La poverina era ancora in preda agli spasmi quando mi rialzai dopo aver rigettato il mio pasto a base di carrube e formaggio ai vermi. Distolsi lo sguardo per trattenere almeno il cinghiale mangiato la sera prima, ed un lampo attraversò la mia mente. Acido! Fuoco! Uranio arricchito! Marmellata di coralli! Almeno una di queste doveva essere la soluzione contro le immonde armate che guadagnavano terreno ogni minuto. Ma potevo forse io, senza armature e con un piede rammendato all'uncinetto, azzardarmi a contrastare l'orda brulicante? Di certo avevo bisogno dell'appoggio di una grande... - m
-...stampella, chè almeno il mio passo incerto non fosse causa di ilarità tra le fila nemiche. Certo, anche un lanciarazzi avrebbe oltremodo coadiuvato la mia vittoria sull'immonda moltitudine. Ma ero solo, unico membro dell'umanità eretto di fronte alla esapode minaccia, ed il cuore mi si riempiva di angoscia al pensiero della lotta impari che mi attendeva. Ma altresì, ardore di battaglia scorreva lungo le mie arterie al pensiero delle innominabili sciagure che avrebbero atteso la mia gente nella malaugurata eventualità che il fato avesse disposto per me una fine ingloriosa e prematura. Avevo bisogno di armi e di alleati: per quanto potessi riporre fiducia nella sola determinazione che agitava la mia anima, la possibilità che un mio errore condannasse l'umanità intera mi era intollerabile. Sapevo di dover vincere, ma ero conscio anche che se avessi fallito, qualcun altro avrebbe dovuto continuare la mia lotta. La natura bizzarra di questa invasione, aveva fatto sì che io fossi tra i pochi ad averne la percezione; anche se i più mi avrebbero deriso o considerato un folle - come, ahimè, aveva fatto perfino la mia amata - confidavo che vi fossero altri in grado di comprendere ciò che stava accadendo, e averli come alleati, avrebbe potuto risollevare le sorti del conflitto. Pertanto, decisi di incamminarmi verso il luogo dove maggiori erano le possibiltà di trovare altri che condividessero la mia causa, ovvero... - f
-...l'ospedale psichiatrico della contea, appena fuori il centro abitato. Claudicante, mi diressi verso il periferico quartiere a luci rosse, l'ospedale era oltre quelle strade stipate di sordidi ritrovi per scambisti, fumose bettole per giocatori d'azzardo e infami covi di malavitosi. Coloro che tramano nell'ombra forse non avevano nemmeno la minima idea di quello che stava accadendo in città.
Alcune prostitute si riparavano dalla pioggia con degli ombrelli dai colori imbarazzanti, mentre da una finestra si sentivano gli schiamazzi dei disperati che seguivano i combattimenti fra bradipi. Finalmente mi lasciai alle spalle le ultime catapecchie e vidi sempre più vicino il cancello del nosocomio. Nell'avvicinarmi mi sentii sempre più sicuro della mia scelta, avrei potuto di sicuro fare affidamento su un esercito di maniaci schizofrenici ossessivo-compulsivi privi di ogni controllo ed inibizione.
Avrei potuto dare una svolta decisiva alla mia vita, ed organizzare una razionale resistenza per salvare la città. - m
Alcune prostitute si riparavano dalla pioggia con degli ombrelli dai colori imbarazzanti, mentre da una finestra si sentivano gli schiamazzi dei disperati che seguivano i combattimenti fra bradipi. Finalmente mi lasciai alle spalle le ultime catapecchie e vidi sempre più vicino il cancello del nosocomio. Nell'avvicinarmi mi sentii sempre più sicuro della mia scelta, avrei potuto di sicuro fare affidamento su un esercito di maniaci schizofrenici ossessivo-compulsivi privi di ogni controllo ed inibizione.
Avrei potuto dare una svolta decisiva alla mia vita, ed organizzare una razionale resistenza per salvare la città. - m
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